Nonostante il Castello alla morte di Bonifacio fosse stato donato dalla moglie Beatrice al Monastero di Frassinoro, che lei stessa aveva fondato – al quale però andavano solo gli utili, cioè le rendite, poiché la giurisdizione era quella della Chiesa di Reggio - nel 1141 venne venduto da un certo Palmerio, figlio di Albricone da Campagnola (di nazione longobarda), ai fratelli Gherardo e Corrado, Signori di Correggio. In seguito, la proprietà passò alternativamente dai signori di Correggio a Reggio, fintanto che, intorno al 1370, in circostanze non del tutto chiare, il maniero venne preso e dato alle fiamme.Una delle teorie più attendibili fa rientrare la distruzione nelle vicende assai complesse, che all’epoca vedevano il Signore di Milano Bernabò Visconti intento ad ampliare la sua signoria, con devastazioni e distruzioni nei territori del guastallese e del reggiano.
La Chiesa, di stile romanico, liturgicamente orientata, ha in facciata due lesene triangolari e al centro un portale ad arco a tutto sesto decorato con una cornice in cotto a losanghe, simile a quella del portale del lato nord (forse un tempo ingresso nobile); sopra, fiancheggiato da due monofore, vi è un finestrone ad arco nel quale è stata aperta una finestra trapezoidale settecentesca. Ha pianta asimmetrica a due absidi: quella maggiore corrisponde all’altare, che si trova in posizione decentrata, quella minore rimanda alla sacrestia, sovrastata da un campanile a vela. Nell’interno, a unica navata e con soffitto a capriate, vi sono affreschi del Quattrocento.